Alda Merini a Tradate

Dire che la poesia per me è un libro chiuso, è un eufemismo. Non che me ne vanti, eh. Io ogni tanto ci provo a leggere qualche verso, ma è più forte di me. Mi distraggo a metà della prima riga e sento un'irresistibile attrazione a saltare all'ultimo capoverso.

Della signora Alda Merini, non ho mai letto nulla. Ho trovato giusto adesso un suo libro in prosa (La pazza della porta accanto - Bompiani) e me lo leggo, sicuro già fin d'ora che ne uscirò migliore.
Il motivo di questa improvvisa passione per Alda Merini, e che lei sarà alla biblioteca di Tradate (per me facilmente raggiungibile) il 3 giugno, a presentare un suo libro (temo di poesie, e quindi per me irraggiungibile) e che sto meditando di partecipare all'evento.

Il problema è che l'immagine che io ho di Alda Merini è quella che ne deriva dalla fantasia stralunata di Maurizio Milano, che fa compiere alla poetessa imprese improbabili (vedi, ad esempio: L'uomo che pesava i cani - Kowalski) e quindi già me la immagino giungere qui, su una Simca smarmittata, in compagnia di un rom che ha avuto l'incarico dall'Unesco di valutare la struttura della biblioteca come possibile sede di un convegno sull'uso coltivazione della papaia.

L'amico di Falcone

Ah, saper scrivere come Gramellini ... visto che la capacità latita, rimando alle sue parole per un ricordo di Giovanni Falcone.
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